La cucina toscana celebra i sapori autentici e genuini di una tradizione secolare, fatta di ingredienti di altissima qualità e della maestria dei cuochi che si sono succeduti nel corso degli anni, tramandando le ricette che rappresentano i capitoli principali di questa storia.
Braciere Malatesta, la nostra trattoria tipicamente toscana nata nel 1954, incarna a pieno questi valori. L’impegno è sempre stato questo: non scardinare mai le radici di un amore verso la tradizione autentica, nonostante lo stare sempre al passo con i tempi e, man mano, rimodernarsi.
E in che modo ci piace dimostrarlo? In primo luogo, attraverso il nostro menù. Un menù che cambia in base alla stagionalità, per garantire ai commensali la freschezza degli ingredienti di stagione, e i cui piatti sono pensati in ogni minimo dettaglio per proporre ricette innovative, ma nelle quali si può sempre assaporare il più classico e tradizionale sapore toscano delle origini.
Oggi scopriamo insieme uno dei piatti caratteristici del nostro menù, uno di quelli che meglio rappresentano questa cultura culinaria: la pappardella, su ragù di manzo toscano a lunga cottura. Da Braciere Malatesta, questa prelibatezza è elevata a un vero e proprio capolavoro gastronomico, grazie a un perfetto equilibrio tra la pasta fresca fatta in casa e un ragù di manzo a lunga cottura che racchiude tutto il sapore più tipico della Toscana.
Qual è la pasta migliore per il ragù
Le pappardelle sono senza dubbio uno dei formati di pasta migliori per accogliere il ragù. Hanno un’ampiezza di circa 3-4 cm e una consistenza ruvida e, grazie a queste caratteristiche, sono perfette per uno dei condimenti più ricchi e corposi della cucina italiana: riescono a trattenere il sugo e a farlo aderire in modo uniforme, valorizzandone ogni sfumatura di sapore regalando un’esperienza gustativa completa a ogni boccone.
Ciò differenzia le pappardelle da altri formati di pasta simili come, ad esempio, le tagliatelle. Queste ultime sono più strette (generalmente la loro larghezza è intorno ai 6-8 mm) e più delicate, molto più adatte a una tipologia di sugo meno corposo e dalla texture più delicata.
Quanta pasta all’uovo a persona?
Da Braciere Malatesta vogliamo che i nostri ospiti escano dal nostro ristorante soddisfatti e sazi. Per questo, per una porzione generosa e soddisfacente consigliamo almeno 100 grammi di pappardelle a persona, dato che la pasta fresca all’uovo è più ricca e nutriente rispetto alla pasta secca. Naturalmente, poniamo grande attenzione al bilanciamento del gusto, rispettando la giusta proporzione tra pasta e ragù, in modo da garantire un perfetto equilibrio e offrire la migliore esperienza culinaria possibile.
Il ragù di manzo: protagonista del piatto
Per un ragù di manzo toscano a lunga cottura, come quello di Braciere Malatesta, la prima cosa da selezionare è il taglio della carne. Generalmente si prediligono tagli ricchi di tessuto connettivo, come il muscolo o il cappello del prete che, grazie alla cottura lenta, rilasciano sapori intensi e garantiscono una consistenza morbida e succulenta.
Il segreto per rendere la carne del ragù morbida e tenera è la cottura lenta e paziente. Da Braciere Malatesta, il ragù viene cotto per diverse ore, con l’aggiunta di vino rosso e brodo per mantenere la carne umida e ricca di sapore. Il risultato è un condimento che si scioglie in bocca, perfetto per accompagnare le pappardelle.
Ma come capire quando il ragù è pronto per essere servito? Lo è quando tutto l’olio è emerso in superficie e il sugo ha raggiunto una consistenza densa e omogenea. Per garantire un risultato impeccabile, curiamo ogni dettaglio della preparazione con estrema cura e attenzione.
Curiosità sulle pappardelle
L’origine del nome
Sapevate che il nome “pappardelle” deriva dal verbo toscano “pappare”, che significa mangiare con gusto e avidità? Questo termine descrive perfettamente la sensazione di appagamento che si prova gustando un piatto di pappardelle, soprattutto quando accompagnate da un ragù di cacciagione ricco e corposo. Esiste anche una giornata nazionale dedicata a questo formato di pasta, ossia il 9 novembre.
Le pappardelle nella letteratura italiana
Le pappardelle sono parte integrante della storia culinaria italiana e fanno parte dell’immaginario collettivo. A sottolineare ciò, esse sono presenti anche in alcune opere della letteratura italiana: fanno la loro comparsa nei testi scritti già a partire dal Medioevo. Alcuni, come il modenese Alessandro Tassoni, ne attribuiscono l’origine a una famiglia emiliana, i Baccarini. Altri, invece, come Domenico Romoli, un rinomato cuoco del Cinquecento, le menzionano nel libro di ricette La singolar dottrina, descrivendole come “lasagne sottili, delicate e morbide, alla fiorentina”.
Anche Pellegrino Artusi dedica spazio a questo formato di pasta, nell’immancabile La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, un’opera fondamentale per la tradizione gastronomica italiana. Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1891, celebra le ricette autentiche della cucina italiana e dedica un’attenzione particolare alle pappardelle, valorizzandole come simbolo di convivialità e gusto e definendole un “piatto familiare”, suggerendo di accompagnarlo con un sugo di lepre o di coniglio.
Le pappardelle nella lingua italiana
Un riferimento curioso, che sottolinea come questo tipo di pasta abbia ispirato anche il linguaggio, è l’espressione “ripetere a pappardella”, che si utilizza soprattutto per intendere metaforicamente un discorso ad alta voce meccanico e ripetitivo, che ribadisce più volte gli stessi concetti con lo stesso schema.
Scegli Braciere Malatesta per provare la vera pappardella toscana
Le pappardelle al ragù di manzo toscano di Braciere Malatesta non rappresentano un semplice piatto del nostro menù, ma un viaggio nei sapori e nelle tradizioni della Toscana. Se sei alla ricerca di un’esperienza culinaria autentica, non c’è luogo migliore per lasciarsi conquistare dalla magia di questa ricetta.
Vieni a trovarci a Firenze e scopri il piacere di un pasto che celebra la passione per la buona cucina.